Neologismi: catalogansia
Catalogansia: stato di disagio dovuto alla sensazione di possedere troppo di qualcosa - ad esempio dischi, film, libri o semplici file - ed incrementato dalla consapevolezza di dover spendere molto tempo per mettere in ordine la propria libreria, pena il non riuscire a trovare più nulla.
Nelle fasi più acute, il tempo dedicato alla fase organizzativa sottrarrà sempre più tempo alla reale fruizione del prodotto, fino ad assorbirla quasi completamente.
Per fare un esempio, non ho idea di quanta musica io riesca ad accumulare in un periodo tutto sommato breve: o l'ascolto o butto via del tempo per organizzarla. Ovviamente scelgo la prima opzione.
Molto spesso si tratta di semplici file, ma l'immaterialità non semplifica di certo le cose: credo che esista un livello oltre il quale "ci si dimentica" dell'esistenza di qualcosa, anche se lo si è apprezzato in passato. Tutti i vari antidoti a disposizione (playlist e stelline di itunes, cuori di last.fm, tag assortite in qualsiasi servizio 2.0...) non sono altro che un semplice palliativo, dato che molti di quegli stessi servizi lavorano ancora "a compartimenti stagni". Gli stessi strumenti diventano quindi una ulteriore fonte di catalogansia.
Senza scomodare l'Accademia della Crusca per capire se in Italia sia ancora permesso coniare nuovi termini che non abbiano come suffisso "-opoli", "-ina" o "-ismo" ecc. ecc., rimetto in saccoccia il mio neologismo e mi chiedo:
1) Qual è il sistema - in questo momento - più comodo per ridurre le rogne dovute all'inflazione di cose interessanti?
Nelle fasi più acute, il tempo dedicato alla fase organizzativa sottrarrà sempre più tempo alla reale fruizione del prodotto, fino ad assorbirla quasi completamente.
Per fare un esempio, non ho idea di quanta musica io riesca ad accumulare in un periodo tutto sommato breve: o l'ascolto o butto via del tempo per organizzarla. Ovviamente scelgo la prima opzione.
Molto spesso si tratta di semplici file, ma l'immaterialità non semplifica di certo le cose: credo che esista un livello oltre il quale "ci si dimentica" dell'esistenza di qualcosa, anche se lo si è apprezzato in passato. Tutti i vari antidoti a disposizione (playlist e stelline di itunes, cuori di last.fm, tag assortite in qualsiasi servizio 2.0...) non sono altro che un semplice palliativo, dato che molti di quegli stessi servizi lavorano ancora "a compartimenti stagni". Gli stessi strumenti diventano quindi una ulteriore fonte di catalogansia.
Senza scomodare l'Accademia della Crusca per capire se in Italia sia ancora permesso coniare nuovi termini che non abbiano come suffisso "-opoli", "-ina" o "-ismo" ecc. ecc., rimetto in saccoccia il mio neologismo e mi chiedo:
1) Qual è il sistema - in questo momento - più comodo per ridurre le rogne dovute all'inflazione di cose interessanti?
2) L'IKEA venderà mai una libreria semantica che si rimetta a posto da sola?
cru 7 do
Etichette: catalogansia, Cazzi_miei_in_musica, neologismi, utilities