Bonde Do Role @Pukkelpop - 16.08.2007
Raccolgono a man bassa il premio "giusto un gradino sopra il karaoke" con il loro baile funk, che strizza un occhio - ma anche un orecchio ed una natica - ai cugini De Falla*.
I Bonde Do Role riescono a far ballare tutti i piccoli tamarri nelle vicinanze della Dance Hall, sottoscritto compreso. La formula da loro utilizzata è ai limiti della denuncia per adescamento: semplicemente cantano sopra a collaudatissimi riff e giri conosciuti dai più: AC-DC, Metallica, Darkness, Europe, tutto fa brodo, basta che si muova il maggior numero di teste e di culi possibili. Biologicamente i Bonde Do Role sono l'anello mancante tra l'head banging e lo sculettamento brasileiro. Pedro dichiara che "Final Countdown" è il suo pezzo anni '80 preferito, gli credo.
Camel Toe Approaching! La cantante prova a togliersi dall'impiccio provocato dal binomio "fuseaux in acrilico" e "assenza di biancheria", ma gli elegantissimi gesti ideati - ahinoi sul momento - dalla nostra eroina possono ben poco contro un affettuoso elastico. Nel frattempo l'altro frontman infiamma la folla ed il loro improbabile socio - griffato "Italian Ices" - dispensa beat in maniera generosa.
La nostra - alle prese con una zampa di cammello da manuale - ripiega quindi su di un telo da stage e lo usa quasi si trattasse di una fascia da doccia di crine di cavallo, uno di quegli strumenti di autotortura ideati dopo l'abolizione del cilicio. Peccato solo che la velocità sia quella di un nastro smerigliatore industriale e che il contatto tra differenti tessuti debba necessariamente rispondere a determinate leggi fisiche: avevo le luci del palco puntate negli occhi, ma temo proprio di aver visto delle scintille.
Non credo proprio che i Bonde Do Role abbiano cambiato la storia della musica con questo loro concerto, ma grazie a loro ora ho un pugno di hit sicure per festicciole tra amici, a volte un giro di chitarra vale un giro di danze. In sintesi: puttanescamente goliardici.
*: la loro "popozuda rock&roll" ritorna utile ancora oggi, omen nomen.
I Bonde Do Role riescono a far ballare tutti i piccoli tamarri nelle vicinanze della Dance Hall, sottoscritto compreso. La formula da loro utilizzata è ai limiti della denuncia per adescamento: semplicemente cantano sopra a collaudatissimi riff e giri conosciuti dai più: AC-DC, Metallica, Darkness, Europe, tutto fa brodo, basta che si muova il maggior numero di teste e di culi possibili. Biologicamente i Bonde Do Role sono l'anello mancante tra l'head banging e lo sculettamento brasileiro. Pedro dichiara che "Final Countdown" è il suo pezzo anni '80 preferito, gli credo.
Camel Toe Approaching! La cantante prova a togliersi dall'impiccio provocato dal binomio "fuseaux in acrilico" e "assenza di biancheria", ma gli elegantissimi gesti ideati - ahinoi sul momento - dalla nostra eroina possono ben poco contro un affettuoso elastico. Nel frattempo l'altro frontman infiamma la folla ed il loro improbabile socio - griffato "Italian Ices" - dispensa beat in maniera generosa.
La nostra - alle prese con una zampa di cammello da manuale - ripiega quindi su di un telo da stage e lo usa quasi si trattasse di una fascia da doccia di crine di cavallo, uno di quegli strumenti di autotortura ideati dopo l'abolizione del cilicio. Peccato solo che la velocità sia quella di un nastro smerigliatore industriale e che il contatto tra differenti tessuti debba necessariamente rispondere a determinate leggi fisiche: avevo le luci del palco puntate negli occhi, ma temo proprio di aver visto delle scintille.
Non credo proprio che i Bonde Do Role abbiano cambiato la storia della musica con questo loro concerto, ma grazie a loro ora ho un pugno di hit sicure per festicciole tra amici, a volte un giro di chitarra vale un giro di danze. In sintesi: puttanescamente goliardici.
*: la loro "popozuda rock&roll" ritorna utile ancora oggi, omen nomen.
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