The Organ @Transilvanialive - Milano - 25.04.2006
Mentre attendo fuori dal Transilvania l'arrivo della Wing Girl, provo a estraniarmi da un'invadente effluvio di hotdog osservando il pubblico in arrivo... non posso fare a meno di notare un'anomala percentuale di drag kings, manco stessi per entrare ad un concerto di Ani Di Franco; dubito fortemente che siano qui per gli Infadels. Qualche frase rubata qua e là mi fornisce la conferma:
"...Smiths, Joy Division e Cure..."
Sono - quasi - inevitabili i confronti con gli Interpol, ma dato che le nostre sono in giro ormai da un lustro, accusarle di stare cavalcando l'onda lunga della new new wave non ha molti fondamenti. La storia è quella (ormai) solita, fatta di dischi che non vengono distribuiti adeguatamente, di serie tv che hanno il pregio (assurdo!) di ripristinare un poco di meritocrazia, di fan che aspettano anche troppo tempo pur di vedere su di un palco QUEL gruppo... ormai sta succedendo un po' troppo spesso, ma ancora non mi sono abituato.
Concerto breve, giusto una mezzora, ma adeguato per dare un'idea live del loro Grab That Gun*.
Il poco spazio disponibile sul palco - sempre di un concerto "da spalla" si tratta - mi ha tratto inizialmente in inganno: tranne la batterista, tutte le componenti sono schierate in linea; ma Katie Sketch, la voce (e che voce) le piazza tutte quasi in fila indiana (concertiziamente parlando) già alla prima nota. Non ho idea di quali siano le loro dinamiche interne, ma quel che ho visto sul palco mi ha dato l'idea che, nel bene come nel male, sia questa androgina cantante a condurre i giochi: sia i momenti più elevati - per me Steven Smith e Basement Band Songs sopra ogni cosa - che le cappelle sono state decise in tutto e per tutto dalla Sketch, le altre potevano solo seguire, quasi impacciate e poco interattive con il pubblico**.
Ma, dati i contenuti, forse è questa la veste giusta, certe cose si raccontano meglio in un finto "solo", quasi un flusso di coscienza.
Non mi pare ci sia alcun rischio di plagio a danno dei loro numi tutelari, certe cose assumono caratteristiche ben differenti, se cantate da una donna. In sintesi, tra il "più che suff ed il discreto", con buone prospettive per il futuro.
*: che, manco a farlo apposta, dura giusto 30 minuti.
**: ad onor del vero, si rimetteranno in pari a fine concerto mescolandosi con il pubblico e rimanendo in zona fino a serata conclusa.
"...Smiths, Joy Division e Cure..."
"...quintetto canadese tutto al femminile..."
"...sai il loro nuovo disco per me è legato al 2004..."Sono - quasi - inevitabili i confronti con gli Interpol, ma dato che le nostre sono in giro ormai da un lustro, accusarle di stare cavalcando l'onda lunga della new new wave non ha molti fondamenti. La storia è quella (ormai) solita, fatta di dischi che non vengono distribuiti adeguatamente, di serie tv che hanno il pregio (assurdo!) di ripristinare un poco di meritocrazia, di fan che aspettano anche troppo tempo pur di vedere su di un palco QUEL gruppo... ormai sta succedendo un po' troppo spesso, ma ancora non mi sono abituato.
Concerto breve, giusto una mezzora, ma adeguato per dare un'idea live del loro Grab That Gun*.
Il poco spazio disponibile sul palco - sempre di un concerto "da spalla" si tratta - mi ha tratto inizialmente in inganno: tranne la batterista, tutte le componenti sono schierate in linea; ma Katie Sketch, la voce (e che voce) le piazza tutte quasi in fila indiana (concertiziamente parlando) già alla prima nota. Non ho idea di quali siano le loro dinamiche interne, ma quel che ho visto sul palco mi ha dato l'idea che, nel bene come nel male, sia questa androgina cantante a condurre i giochi: sia i momenti più elevati - per me Steven Smith e Basement Band Songs sopra ogni cosa - che le cappelle sono state decise in tutto e per tutto dalla Sketch, le altre potevano solo seguire, quasi impacciate e poco interattive con il pubblico**.
Ma, dati i contenuti, forse è questa la veste giusta, certe cose si raccontano meglio in un finto "solo", quasi un flusso di coscienza.
Non mi pare ci sia alcun rischio di plagio a danno dei loro numi tutelari, certe cose assumono caratteristiche ben differenti, se cantate da una donna. In sintesi, tra il "più che suff ed il discreto", con buone prospettive per il futuro.
*: che, manco a farlo apposta, dura giusto 30 minuti.
**: ad onor del vero, si rimetteranno in pari a fine concerto mescolandosi con il pubblico e rimanendo in zona fino a serata conclusa.
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