Il ponte per il corpo e per la mente
quattro giorni in montagna e tornare più bianco della neve, neve tra l'altro che non ho quasi visto. quattro o cinque pasti completi al giorno, svariati spuntini, junk food, famazza da mordersi in faccia, che poi in faccia non ci si riconosceva quasi mai, colazioni più con succo più, latte più, cappuccino più. respiri per il cervello. migliaia di canali satellitari inutili, spaghettate della mezzanotte più tre ore; patè, formaggio, salame, patatine e nutella inghiottiti entro le dieci aemme. genepy, vin brulè, vino, vodke, ettolitri di birre, sbranare tutto, uscire pochissimo, beviamo una cosa e si va a casa, cubalibre a sei euro nelle peggio bettole delle alpi in bicchieri da dieci centilitri, tornare a casa con una sciarpa ultrachic dell'unico fighetto capitato per caso in sti posti, collirio a gogo, quattro telefilm in loop venerdì sera. capire di guadagnare il letto con l'ultimo sprizzo di energia, stonati già al primo autogrill, una risata iniziata al primo casello e finita ora, cinque chili almeno guadagnati, non uno ma due passanti nuovi della cintura scoperti in sti giorni, fottute sigarette francesi a cinque iuro, il classificone di viva polska che la canzone più recente è Hey Boy Hey Girl, sirchia che non è ancora arrivato, meno quindici l'unica sera in cui si è usciti, accorgersi della temperatura siberiana dai buchi modaioli dei jeans alla chiappa e al ginocchio, quasi scivolare su ogni tratto in ghiaccio, perfezionare l'arte di fumare con le mani in tasca, fare foto stupide col telefonino, andare a dormire giurando a se stessi di stare un po' più tranquilli il giorno, svegliarsi e scenerare...
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