Spoon @ Covo, 08.10.05 Bologna
Britt Daniel, ovvero gli Spoon, inizia la data bolognese leggermente in sordina. L'atteggiamento iniziale è più dimesso di quello che mi aspetto da un personaggio del genere, perchè io lo vedo comunque come una persona timida che non vuole esserlo, che nelle sue canzoni tenta di piazzare la zampata e poi di ritirare il piede, di dare uno scossone a chi ha di fronte e poi tornare al suo posto, nel suo essere distaccato e poi presente, in punta di piedi e un po' saltellante. E io adoro questo suo atteggiamento.
Si presenta in camicia, elegante come la sua musica. Però, come dicevo, stenta ad ingranare. Inizia con la prima traccia dell'ultimo album e nelle successive concede due passaggi dal secondo lavoro A Series Of Sneaks; la scaletta non può che lasciarmi soddisfatto, ma è solo con The Delicate Place, uno degli episodi migliori di Gimme Fiction che gli Spoon si sbloccano e iniziano a lasciare il segno, un marchio di enorme qualità nelle orecchie del pubblico.
E' partita la magia. Indie rock nel senso totale del termine, ampi spazi, accelerate e rallentamenti, chitarra in spolvero, batteria che catalizza, tastiera efficace. Da questo punto in poi, la selezione attinge quasi esclusivamente da Gimme Fiction e il precedente Kill The Moonlight.
Una piccola delusione per l'esecuzione di Sister Jack, tutt'altro che ben riuscita, ma è forse la canzone più difficile dal vivo per come è strutturata, ma il ricordo della sua bellezza su disco mi fa comunque cantare e applaudire entusiasta, come poi su quasi tutte le restanti, dalla sempre emozionante The Way We Get By alla recente Two Sides Of Monsieur Valentine.
La conferma, anche dal vivo, di un gruppo che fa della facilità del songwriting un punto di forza eccezionale.
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