Gimme my spoon
Tra i gruppi in attività, i miei paladini dell'indie rock sono gli Spoon da Austin, Texas.
Cinque album e qualche EP, dagli inizi ruvidi, con suoni alla Pixies, per poi ammorbidirsi, diventare eclettici, ma senza i classici percorsi artisticamente in discesa e commercialmente in crescendo, che si vedono purtroppo da molte promesse.
Tutt'altro. Album sempre splendidi, a volte frizzanti (Kill The Moonlight) altre precisi (Gimme Fiction), a volte d'impatto (Telephono) altre eccezionali (A Series Of Sneaks).
Non è un caso che pitchfork li valuti mai al di sotto del 7.9 (chè tanto i voti di là li guardiamo tutti).
Questa magia nasce più di dieci anni fa, grazie a Britt Daniels e al suo fido batterista Jim Eno. Assieme a loro membri non fissi, che definire sessionisti è limitato.
Britt Daniels agli inizi ha avuto il tempo e la voglia anche per un progetto solista con il nome di Drake Tungsten. Un paio di tracce di questo progetto le ha poi recuperate per i lavori successivi con gli Spoon.
Per me hanno raccolto loro l'ideale testimone lasciato dai Pavement.
Sdoganati grazie all'ormai necessario passaggio in una delle tre colonne sonore di O.C.
Un ultimo album (Gimme Fiction) in heavy rotation, con poche soste negli ultimi mesi, fra i miei ascolti. Un tour primaverile come spalla degli Interpol, che purtroppo mi sono perso. Ma stavolta, l'8 ottobre recupero al Covo di Bologna!
Con una carriera simile sarebbero almeno una ventina le tracce da linkare; con una scelta "di comodo" ecco, forse, le due più conosciute:
The Way We Get By (da Kill The Moonlight)
Sister Jack (da Gimme Fiction)
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