dEUS - Pocket Revolution
Sei anni di assenza e finalmente sbarcano ancora una volta gli alieni, i dEUS.
Sono belgi, ma in realtà sono senza tempo e senza luogo, come la loro musica che non risente di nessuna corrente, moda o sfumatura. Ed è per questo che i dEUS piacciono a tutti, purchè li si conosca. Uno può cercare le radici del rock, essere impallinato con l'elettronica, avere la fissa del post punk, ma un qualsiasi cd dei dEUS supera ogni etichetta, ogni categoria, ogni stile.
Non hanno ancora deluso e per quanto uno possa avere un lavoro preferito fra i quattro (comprendo già l'ultimo) che hanno fatto uscire, non succederà mai di sentire che questo o quell'album sono cagate pazzesche, assolutamente, infatti sono tutti "cinque stellette" di valore assoluto...
E ora, sei anni dopo "The Ideal Crash", in cui ci sono stati gli ennesimi aggiustamenti di formazione, i progetti paralleli di Barman (anche in campo cinematografico), torno a sentire le sperimentazioni, gli arrangiamenti magici e lo stile, unico, inconfondibile di Tom Barman e compagnia...
Pocket Revolution è il nome dell'ultimo album e rispetto al precedente lo trovo meno visionario e più suonato, con molte più chitarre; tuttavia alcune tracce sembrano continuare un discorso iniziato e interrotto sei anni fa. Lo stampo è sempre quello, ovvero di un lavoro bello per le orecchie (e non solo) fin da subito, e in questi giorni, dopo una settimana scarsa di ascolti non riesco a fare meno di due tracce: "Cold Sun Of Circumstance" e "Stop-Start Nature".
Dal vivo mi mancano dal 1999 (uno tra i concerti più belli a cui ho assistito); a settembre suoneranno a Palermo, ma troppo distante per me. Mi dovrei rifare a fine novembre a Milano...
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