The Others @ Plastic, 03.06.05 Milano
Dominic Masters è furbo, sa costruirsi bene e vendersi altrettanto. Altrimenti non si spiegherebbe il successo di un gruppo nulla più che mediocre costituito da un discreto batterista e da normalissimi chitarrista e bassista. E poi c'è lui appunto, che fa di tutto quello che non è canzone la sua fortuna. Attenzione, qualcuno potrebbe anche credere al fatto che si presenta sul palco strafatto, incapace di stare in piedi o di resistere, ma non è così, anche se è ciò che Dominic Masters vuole farci bere. Tutto sa molto di personaggio, la canna magicamente accesa è solo un suppellettile e viene inspirata un paio di volte in dieci minuti, il cocktail è solo assaggiato e la birra serve solo per essere tenuta in mano. E inoltre sale sulle corde come fosse un wrestler, scende in mezzo al pubblico come fosse un divo, agita il pugno come fosse un forsennato, si mette le dita nel naso come fosse non lo so.
Ma comunque risulta simpatico, per questo modo di rincorrere il successo. Il set è onesto, nulla più, e a me comunque non dispiace. Attaccano con Lackey e sviluppano praticamente tutto l'album con i pezzi forti William, This is for the poor e Stan Bowles.
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