Unica data italiana, Milano... Si presentano come li aspettiamo e come li vogliamo. Nei loro completi retrò in bianco e nero, superstilosi in tutto. A completare l'opera la scenografia: mega scritta rossa su sfondo nero e trionfo di lampadine...
Ecco a voi gli Hives. C-Side gremito. Presenze di spicco intorno a me, ma non veejayucoli di poco conto della patinata emittente musicale, o sedicenti spaghetti rapper con la coda fatta a trecce. No. Non loro, ma orde di bellissime vichinghe, studentesse erasmus, modelle o solo groupies; insomma svedesone coi fiocchi.
La cornice è quindi notevole, e la folla presente è al di sopra delle mie previsioni.
Breve attesa e parte lo show. L' inizio ci fa guardare un po' tutti perplessi, perchè i suoni non sono bellissimi, il volumaggio sembra smorzato e il cantato pare non all'altezza.
Pelle però si ripiglia un attimo e la storia può partire bene.
Mi sembra opportuno parlare dei componenti: Pelle, il cantante, è un frontman nato. Crede tantissimo nella sua "cosa", si vede che ha fiducia estrema in se stesso e nel gruppo, é convinto, un fenomeno nel senso positivo del termine. Come non dare ragione a chi vede in lui un Mick Jagger da giovane. Una gestualità che seppur ripetitiva è convincente, spiritosa, adrenalinica ma del tutto naturale.
Dalle mossette per le ragazzine, ai giochi col microfono... Sguardi fissi, il continuo indicarsi il cuore, offrire baci o semplici dita protese.
Tra una canzone e l'altra non ha nessun problema a parlare al pubblico. Niente che non si sia mai visto ad un concerto rock, ma si vede che è disinvolto e contento di farlo.
Il fenomeno nel senso di "baraccone" è invece Nicholaus Arson: un'ora di atteggiamento forzato. Il suo compitino lo esegue in maniera corretta insieme a Vigilante, l'altro chitarrista, quello corpulento, leggermente più defilato, anche se non in termini di suono e composizione.
Il bassista (Dr. Destruction) ha i suoi unici venti secondi circa di attenzione durante "Hate to say I told you so", quando è protagonista solista per qualche istante.
A tener su la situazione, assieme alla voce, alla grinta e all'estro di Pelle c'è quindi il batterista, Chris Dangerous, sempre presente, bravo, veloce e percussivo come ci si aspetta da un gruppo di questo stile, chiamatelo come volete (new garage, new rock, punk...).
Nonostante la batteria abbastanza spoglia, quasi beatlesiana il sig. Dangerous è sempre presente, d'impatto. Non sbaglia un colpo ed è lui dopo Pelle a saper coinvolgere e catalizzare di più l'attenzione...
Quando si presenta, prima degli altri, per il bis, con bicchiere di vetro, asciugamano attorno al collo, capelli tirati indietro, sigaretta in bocca e inizia a richiamare l'attenzione usando i piatti, sembra di vedere una scena degli anni cinquanta...
Insomma gli Hives sul palco sanno starci e una miscela di grinta, impatto e coinvolgimento è quella che ha fatto sì che la loro esibizione sia piaciuta.
Oltre al disagio tecnico dell'impianto sonoro l'altro aspetto un po' spiacevole è stato quello della durata. Eh sì, un'ora (tanto è durato il concerto) è poco, anche se va detto che la durata media dei loro brani è di circa tre minuti, quindi materiale ce n'è stato. "Main Offender", "Supply and Demand" e "a.k.a. I-D-I-O-T" le canzoni degli album precedenti che hanno riscosso il grande favore del pubblico. L'apoteosi chiaramente con "Hate to say I told you so". Fans in delirio e in summovimento ben oltre le prime file.
Dell' ultimo lavoro il singolo "Walk idiot walk", "Two timing touch and broken bones" e "Diabolic Scheme", con tanto di suggestivo fermo immagine dei cinque svedesi per una buona manciata di secondi...
Il pubblico si è scatenato, per tutta la durata del concerto. Mi ha stupido vedere quanti fossero coloro che sapessero quasi ogni canzone, e non solo quelle famose. Nelle prime file pogo a volontà e ragazzine urlanti.
In definitiva ho avuto la conferma che gli Hives sono un gruppo che va "goduto" e "vissuto" soprattutto per la loro dimensione live, fatta di entusiasmo e coinvolgimento e passare un po' sopra a tecnica e qualità, che c'è e comunque buona, ma non trascendentale...